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Femminicidio e stalking: ne parla l’Avvocato Marco Carra

Marco Carra, affermato avvocato e Consigliere regionale della Lombardia, da sempre attivo nell'ambito del sociale e molto vicino alla comunità, affronta, in un'intervista esclusiva, i grandi temi di attualità del femminicidio e dello stalking.

1-UNA RIFLESSIONE SUL CRESCENTE AUMENTO DEI FEMMINICIDI?

Il crescente aumento dei femminicidi è il frutto della crisi economica, morale, etica dovuta ad un ventennio dominato da una  cultura politica  che ha umiliato, svilito denigrato l’essere donna. Tocca agli uomini per primi farsi carico della necessità di spazzare via quella cultura patriarcale ancora così radicata nel nostro Paese. Il femminicidio è un’emergenza sociale, una “strage” e proprio per questo, la politica, a tutti i livelli deve farsene carico. Secondo i dati nazionali più recenti nei primi sei mesi del 2013 sono state uccise 81 donne, di cui il 75% nel contesto familiare o affettivo. 

2-QUALI PENSA POSSANO ESSERE LE CARENZE EDUCATIVE CHE SCATENANO QUESTE STRAGI INGIUSTE?

Bisogna rompere le barriere culturali di una società che per certi aspetti è ancora primitiva e arretrata e, al contempo, agire sul fronte istituzionale perché come ha recentemente affermato Laura Boldrini: “Nessuna nuova norma ha senso se non cammina insieme a un profondo cambiamento del nostro modo di pensare, parlare, guardare”. Nessuna forma di repressione e nessun decreto, nemmeno il più repressivo porteranno a risultati se non si insite sulla prevenzione a partire dalla scuola. Bisogna formare i giovani sin dall’infanzia educandoli al rispetto del genere, all’affettività, alla sessualità promuovendo incontri di sensibilizzazione nelle scuole e nelle università. Un’ottima soluzione potrebbe essere quella di includere nei programmi scolastici di ogni grado, una disciplina finora inedita, una sorta di “educazione sentimentale” incentrata sul rispetto reciproco, sulla parità tra i sessi, sul controllo delle emozioni più intense.                                                                 

3-COSA DOVREBBE FARE LO STATO PER BLOCCARE QUESTE CONTINUE VIOLENZE? 

Incrementare e favorire la nascita di centri antiviolenza, fare in modo che i pochi che esistono non chiudano i battenti per mancanza di fondi, promuovere centri di ascolto e aiuto per uomini abusanti, agevolare la nascita di osservatori che monitorino i femminicidi dicendoci quanti sono davvero e come avvengono. Solo attraverso un monitoraggio preciso del fenomeno si potrà avere un quadro realistico del fenomeno a cui far seguire provvedimenti opportuni ed efficaci.

4-COSA DOVREBBE FARE LA FAMIGLIA IN AMBITO FORMATIVO PER INCULCARE I GIUSTI ORIENTAMENTI COMPORTAMENTALI FIN DALLA GIOVANE ETÀ?

La famiglia per prima, deve educare i giovani alle sessualità e al rispetto dei generi crescendo maschi e femmine allo stesso modo a partire dalla partecipazione alla vita familiare e domestica.

La dimensione familiare deve mettere al centro l’affettività e rispetto della differenza dei generi facendo si che queste componenti siano il motore della crescita emotiva delle nuove generazioni. E’ necessario che i genitori educhino i figli al rifiuto e li abituino fin dalla più tenera età all’autonomia emotiva.

5-COME VEDE LA CONDIZIONE DELLE DONNE NEGLI ALTRI PAESI EUROPEI? C'È MAGGIOR TUTELA E PREVENZIONE DEI REATI?

Il primo dato su cui riflettere, paradossalmente, è relativo all’occupazione. Una donna che lavora, che è economicamente indipendente più difficilmente rimane vittima di un marito o compagno violento. Sull’occupazione femminile occorre fare molto di più. La maggiore presenza delle donne nella vita economica, sociale e politica è il primo imprescindibile step per la realizzazione delle parità di genere e per una vera emancipazione. In Italia siamo lontani dagli obiettivi europei. Non siamo ancora un paese delle pari opportunità, vero strumento di tutela e della prevenzione dei reati di genere. Per prevenire il femminicidio si deve intervenire anche sulle politiche del lavoro, facendo sì che anche le donne italiane, raggiungono lo stesso grado di occupazione e ed emancipazione sociale. I dati sul femminicidio sono ricchi di luci ed ombre. Un fatto rimane: la violenza di genere esiste, ma i dati più allarmanti non sono in Italia. È la evoluta Germania ad avere il primato con 350 vittime nel 2009, pari al 49,6% delle 706 vittime di omicidio totali e un indice di rischio pari a 0,8 per 100 mila donne residenti, seguita dalla Francia (288 vittime, pari al 34,3% e un indice pari a 0,9) e dal Regno Unito (245, pari al 33,9% e un indice pari a 0,8). Nel dato complessivo per una volta non abbiamo noi la maglia nera.

6-UN COMMENTO SULLO STALKING E SULLE VITTIME CHE POI SPESSO DIVENTANO ANCHE OGGETTO DI VIOLENZA FISICA E FEMMINICIDIO.

Un problema serio, un fenomeno in crescita anche quello dello stalking che spesso si traduce nell’atto estremo del femminicidio. Anche in questo caso la prevenzione e l’aiuto alle vittime si deve alle svariate iniziative di collaborazione con le associazioni e i centri antiviolenza, in un lavoro di "rete" utile per la protezione di chi subisce violenze, aggressioni o stalking. In caso di stalking, va ricordato il ruolo di fondamentale importanza della Polizia di Stato  per la vittima, che può cadere nell’errore di isolarsi o di sottovalutare il problema. Al contrario, il confronto con gli operatori di Polizia consente di predisporre mirate strategie di protezione. Sinergia e lavoro di squadra tra centri antiviolenza, forze dell'ordine, personale medico e attenzione legislativa sono le uniche armi vincenti per combattere lo stalking evitando che degeneri nella forma più estrema di violenza.

Comunicato di Avatar di uffstampamilanouffstampamilano | Pubblicato Martedì, 19-Nov-2013 | Categoria: Eventi
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