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L’Olimpiade di Roma 60: in un libro, giochi sportivi e giochi di potere

Da Marco Impiglia una lettura controcorrente del grande evento di 50 anni fa

 

Giovedì 9 settembre alle ore 18,00 si terrà a Roma, negli spazi della Mostra Filatelica al Foro Italico (via dei Gladiatori), la presentazione del volume “L’Olimpiade dal volto umano”, edito dalla Edizioni Libreria Sportiva Eraclea, autore Marco Impiglia.

Il volume, di 1250 pagine, è un  documentato resoconto dei Giochi Olimpici che si svolsero a Roma nel 1960. Esso è diviso in tre parti. La seconda e la terza descrivono le competizioni per specialità e e ripropongono citazioni d’autori, tra cui Pasolini, Levi e Rodari. Nella prima parte, “L’evento sociale e politico”, i Giochi sono analizzati per quello che hanno significato e hanno lasciato alla società contemporanea. A corredo, 64 pagine fotografiche, con documenti rarissimi e spesso inediti.

 

Sul piano della politica internazionale, Roma 1960 non “cambiò il mondo”, costituendosi come un punto di svolta nei rapporti tra USA e URSS. Emerge, piuttosto, un atteggiamento ambivalente dei due nemici in possesso della bomba atomica: in faccia al mondo, negli stadi, strette di mano, parole di pace e un’assoluta osservanza del fair play; sull’altro versante, attraverso i mass-media, una propaganda negativa e, sottotraccia, un fitto intrico di spionaggio teso alla defezione di atleti e tecnici. Alla sfida USA-URSS fanno da contorno due sfide minori: quella della Germania, che ritorna terza forza grazie all’unità “atletica” tra Est e Ovest, raggiunta sotto il vessillo dei cinque cerchi (e giusto un anno prima del Muro di Berlino); quella dell’Africa, colta in pieno nella stagione confusa della decolonizzazione, e che trova in Abebe Bikila un simbolo del proprio anelito a muovere i primi vittoriosi passi in un mondo libero.

 

Sul fronte della politica interna, i Giochi cadono in un momento di notevole tensione. Il Partito Comunista, guidato da Palmiro Togliatti, si ribella ad un governo (Tambroni) definito di “svolta a destra” e, tra fine giugno e i primi di luglio, scatena disordini di piazza repressi nel sangue dalle forze dell’ordine. La Democrazia Cristiana è costretta a varare un ennesimo governo retto da Amintore Fanfani, con alcune moderate aperture all’opposizione.

Tutto questo è descritto, ma soprattutto si punta il dito sui guadagni che la compagine politica trasse dalla congiuntura olimpica.

 

Infatti, gli Olympic Games, oltre a costituire un’occasione di rilancio per il turismo, furono oggetto di una grave speculazione urbanistica. In particolar modo essa riguardò i terreni allineati lungo la “Via Olimpica”, necessaria a collegare i due poli nord-sud degli impianti sportivi distanti tra loro 15 km. Terreni in mano alla Chiesa e alla Società Generale Immobiliare, di area DC-vaticana. La sinistra invano denunciò lo scempio operato da un’amministrazione capitolina (sindaco Urbano Cioccetti) preoccupata di difendere gli interessi dei ricchi a discapito di quelli dei diseredati delle borgate. La DC, appunto, che, mettendo Giulio Andreotti a capo del Comitato Organizzatore delle Olimpiadi, cercò di guadagnare il massimo possibile dallo straordinario evento, e avallare la preparazione e il successo dei Giochi come una cartina di tornasole del suo buon governo. Le 36 medaglie degli atleti azzurri diventarono così una sorta di celebrazione della scelta democristiana di demandare al CONI di Giulio Onesti la gestione dello sport, fino in settori (la scuola) competenti allo Stato. “Roma ‘60”, in questo senso, allungherà la situazione davvero anomala dello sport nella Prima Repubblica fino agli anni ’90.  

 

Comunicato di Avatar di EracleaEraclea | Pubblicato Martedì, 07-Set-2010 | Categoria: Eventi
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