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SiciliaInformazioni | Una nuova visione per le sorti dell'umanità: la concezione spirituale della realtà nella Fede Bahài approfondimenti

Cultura & ArteUna nuova visione per le sorti dell'umanità: la concezione spirituale della realtà nella Fede Bahà’iLeggi anche gli altri articoli di Cultura & Arteieri, 05 febbraio 2012 17:27Nessuno   Condividi

(di GianPaolo Soddu) Fino a poco tempo fa, l’uomo occidentale si è accontentato di vivere diviso tra i dettami di due principali opinioni: quella della vita orientata verso lo spirito e quella della vita orientata verso la materia; egli comprendeva che la vita religiosa è regolata dalla prima opinione, ma la sua vita lavorativa e materiale era guidata dalle considerazioni pragmatiche della seconda.

Antagonismo tra realtà materiale e spirituale.

Gradualmente, in occidente nel campo del pensiero sorse una divisione fra uomini di scienza e uomini di religione. L’uomo di scienza lavorò entro i confini delle costrizioni del suo credo religioso, scendendo perfino a patti con gli errori del sistema tolemaico, oppure rinunziò del tutto ai dogmi infondati del credo religioso a favore di una totale fiducia nel metodo scientifico. Nacque la tradizione che l’uomo di scienza è arido, freddamente razionale, irreligioso, materialista e che l’uomo di religione è irrazionale, meditativo, ispirato, tenace nella fede. La logica divenne lo strumento della scienza; la fede cieca lo strumento della religione.

Questa analisi semplicistica dello scisma tra due aspetti del sapere mostra uno dei motivi per cui l’uomo ha assunto diversi atteggiamenti davanti alla realtà materiale e spiega perché ciò non è più accettabile.

A seguito della constatazione dell’incapacità umana di governare i processi fondamentali necessari per un armonico ed equo sviluppo della società, appare evidente che un’analisi della storia umana compiuta in base ai tradizionali modelli materialistici possa essere giudicata inesatta.

E’ possibile invece considerare la storia umana e del progresso della civiltà, soffermando particolarmente l’attenzione sul XX secolo, non come un elenco di guerre, tirannie, conquiste e catastrofi, ma nel suo insieme, come un processo, un percorso evolutivo sistematico, logico, guidato da una ineluttabile finalità verso un’epoca di maturità collettiva e di fruizione delle potenzialità umane, tuttora in gran parte inespresse. Un Piano imperscrutabile sembra svolgersi misteriosamente attraverso la storia delle civiltà.

Questa concezione della realtà affonda le sue radici negli insegnamenti delle religioni rivelate universali, come l’Induismo, l’Ebraismo, il Buddhismo, il Cristianesimo, l’Islam e la Fede bahà’ì.

Il presupposto fondamentale di tutte queste tradizioni è che l’universo non sia frutto del caso, ma della Volontà di un’inconoscibile Essenza, che si manifesta nella storia attraverso figure illuminate, guidando costantemente le Sue creature verso uno scopo finale. Uno scopo solo parzialmente comprensibile all’uomo, il quale ne diviene sempre più consapevole con il succedersi delle vicende storiche e progressivamente riesce ad esprimere sul piano materiale quelle qualità trascendenti che sono il riflesso degli stessi attributi divini di perfezione.

Anche alla luce degli insegnamenti bahá’í, l’universo non è un meccanismo governato da

deterministiche leggi matematiche (come un orologio), ma un organismo vivo e pulsante, in costante trasformazione. Dell’intero processo di sviluppo dell’universo l’uomo ne costituisce il frutto; egli infatti ha la capacità di esprimere tutte le proprietà dei regni inferiori al suo ( minerale, vegetale, animale), ma ha anche la capacità potenziale di esprimere proprietà che sono assenti in quei regni.

Secondo il pensiero baha’ì, è proprio Baha’u’llah, profeta e iniziatore della Fede baha’ì, vissuto nel XIX secolo, quel “Signore dell’era”, la cui Rivelazione è ispiratrice della forza e della luce necessarie perché l’uomo raggiunga lo stadio del completo riconoscimento ed accettazione del suo alto destino.

Il cuore del messaggio di Bahà’u’llàh sta nell’affermazione che la realtà é di natura essenzialmente spirituale e così le leggi che ne governano il funzionamento. L’implicazione di questa accettazione è che: “quell’impresa che chiamiamo civiltà è di per sé un processo spirituale, nel quale la mente ed il cuore dell’uomo hanno creato mezzi sempre più complessi ed efficienti per esprimere le proprie intrinseche capacità morali ed intellettuali” (Comunità Internazionale Baha’ì: “Chi scrive il futuro?” Casa Editrice Bahà’ì 1999)

Queste affermazioni ci spronano a riconoscere, fra le sofferenze e le lacerazioni dei nostri tempi, quelle forze che stanno liberando la coscienza umana verso un nuovo stadio della sua evoluzione, verso la maturità collettiva. Nel parlare di “maturità collettiva” si intende riferirsi, nell’ambito dello sviluppo organico della “vita” dell’umanità, a quel momento in cui si giunge al compimento di un periodo di preparazione e alle soglie dell’apparizione dei frutti di un processo di crescita, nel quale tutte le facoltà e capacità dell’organismo sono complete e in grado di esprimere le loro potenzialità latenti.

La Casa Universale di Giustizia, massima Istituzione di governo della comunità internazionale baha’ì, afferma: “Vista con gli occhi di Bahà’ù’’llàh, la storia delle tribù, dei popoli e delle nazioni è effettivamente giunta alla conclusione. Ciò che oggi vediamo è l’inizio della storia del genere umano, la storia di una razza umana consapevole della propria unità.” (op. cit.)

Ma, quantunque inconsapevolmente guidati da forze misteriose attraverso un processo educativo universale, la meta non sarà raggiunta né facilmente né senza profonde lacerazioni che accompagneranno il passaggio da una concezione materialistica del mondo ed una concezione spirituale : “… i modelli di abitudini ed atteggiamenti che si sono radicati nel corso dei millenni non possono essere abbandonati spontaneamente in

seguito ad un processo educativo o un atto legislativo… Sarà necessaria un’esperienza veramente dura ... per fondere i popoli del mondo in un unico popolo”…. Le concezioni spirituali o materialistiche della natura della realtà sono inconciliabili fra loro e portano verso direzioni opposte”. (op. cit.)

La natura metaforica della realtà negli Scritti baha’ì

Da un attento esame degli scritti Baha’ì emerge una visione della realtà materiale e spirituale come entità unica, armoniosamente interconnessa; pertanto troviamo in essi risposte logiche e specifiche che riguardano quesiti sulla natura di entrambi i mondi.

Baha’u’llah afferma che il mondo materiale ha la capacità di riflettere o manifestare qualità spirituali, ma questa capacità non è limitata all’uomo, è comune a tutte le cose create e alle relazioni fra esse: “Sappi che ogni cosa creata è un segno della rivelazione di Dio. Ciascuna, secondo la propria capacità, è e rimarrà sempre, un segno dell’Onnipotente. Dato che Egli, il Signore sovrano di tutto, ha voluto rivelare la Sua sovranità nel regno dei nomi e degli attributi, ciascuna cosa creata è stata fatta, per atto della Sua Volontà Divina, un segno della Sua gloria. Questa rivelazione è così vasta e generale che nulla può scoprirsi nell’intero universo che non ne rifletta lo splendore” (Bah’u’Uh, Spigolature, XCIII)

In altri passi Bahà’u’llah spiega che la capacità che il mondo materiale ha di riflettere gli attributi divini e la capacità che l’uomo ha di riconoscere questa correlazione non sono casuali; educare l’uomo è l’esplicita funzione del mondo materiale: “Dai deserti del nulla, con la creta del Mio comandamento, Io ti feci apparire, predisponendo ogni atomo esistente e l’essenza di ogni cosa creata per il tuo addestramento “. (Bah’u’llah, Parole Celate, 42).

“Ogni cosa creata nell'universo intero non è che una porta che conduce alla Sua conoscenza, un segno della Sua sovranità, una rivelazione dei Suoi nomi, un simbolo della Sua maestà, un pegno del Suo potere, un mezzo di accesso alla Sua retta Via ...”(Bah’u’Uh, Spigolature, LXX XII).

Metaforicamente gli Scritti baha’ì descrivono la realtà materiale come una “scuola” ricca di strumenti didattici per la sua comprensione della realtà ed evoluzione spirituale, e spiegano anche che lo “studente” non è abbandonato a se stesso, alla sua sola facoltà intellettiva o al suo solo intuito, bensì egli è assistito da Maestri spirituali, Educatori divini, Manifestazioni di Dio, che spiegano gli scopi dell’educazione ed i mezzi mediante i quali quegli scopi possono realizzarsi.

In pratica, ogni Manifestazione di Dio correla l’esperienza materiale alla crescita spirituale.

Non solo la realtà materiale ha la capacità di riflettere metaforicamente la realtà spirituale; c'e un palese beneficio anche nel progresso globale del pianeta, poiché esso viene all'esistenza, giunge a maturazione attraverso graduali stadi di evoluzione e funziona come parte integrante di un sistema più vasto, l'universo.

Dunque Dio interviene ripetutamente, coerentemente, progressivamente, ogni volta che l'uomo ne ha bisogno. Lo farà sempre, è scritto in ogni Testo Sacro di qualsiasi tradizione religiosa, perché questo è l'antico Patto tra Dio e l'uomo. Il fatto che Egli non intervenga nei modi che piacciono all'uomo o in modo che tutti possano vedere e capire è dovuto non all'ingiustizia o all'incapacità di Dio, ma alla possibilità che ha l'uomo di non servirsi dei Doni divini, in sostanza al suo libero arbitrio.

Nuovo significato di progresso e prosperità

Alla luce della concezione spirituale della realtà i concetti di progresso e prosperità, assumono un significato alquanto diverso. E’ così possibile individuare almeno tre aspetti del progresso umano che ne caratterizzano la realtà più completa : il progresso materiale, intellettuale e spirituale.

Progresso materiale

La scienza descrive le tappe che il corpo umano, nel suo percorso storico evolutivo, ha attraversato prima di giungere all’attuale forma: esse sono molto simili a quelle che ogni individuo percorre all’interno del grembo materno, dal momento del concepimento fino alla sua nascita in questo mondo.

Ma lo studio dell’evoluzione biologica ha diviso il mondo occidentale tra evoluzionisti e creazionisti, ossia tra coloro che affermavano il primato della scienza, secondo cui l’uomo discenderebbe dagli animali, quale frutto di una selezione naturale che gli ha conferito un’intelligenza superiore, e coloro che invece sostengono il primato della religione e affermano che l’uomo è stato creato come tale da Dio e che fra lui e gli animali non vi è alcun grado di parentela.

Una diversa visione consente di confrontare le due tesi, senza porle in contraddizione, portandole anzi a convergere.

Da un lato si può accettare la verità della scienza che ha dimostrato come il corpo dell’uomo nel corso delle ere abbia subito una profonda evoluzione, d’altro canto è necessario riconoscere che l’uomo è tale non solo per le differenze morfologiche rispetto agli altri esseri viventi, ma soprattutto per la capacità razionale che è la facoltà specifica dello spirito umano, cioè quella realtà intangibile che tradizionalmente è chiamata anima.

Partendo dunque da questi presupposti è legittimo pensare che le evoluzioni della forma del corpo umano, a partire da strutture elementari, poi trasformatesi fino anche ad assomigliare a quelle della scimmia, lo hanno progressivamente portato a meglio esprimere le facoltà dell’anima; tali facoltà si sono rese evidenti nella loro pienezza quando la conformazione del cervello gli ha consentito di esprimere la capacità di comprensione razionale. A quel punto ha avuto inizio l’evoluzione intellettuale e spirituale.

Ma nel corso della lunga evoluzione, la sua realtà spirituale, cioè la sua anima, è rimasta nell’essenza sempre sé stessa, cioè l’uomo è sempre stato uomo anche quando assomigliava ad uno scimpanzé. Ora, pur non potendolo dimostrare né confutare con il metodo sperimentale utilizzato dalle scienze naturali, è possibile però comprendere razionalmente e considerarlo plausibile il concetto che, così come un embrione

umano é unicamente e totalmente uomo sin dal suo concepimento, che lasciato libero di svilupparsi secondo natura dà luogo ad un essere umano e nient’altro, analogamente, in base alle leggi della genetica, dai diretti discendenti dei primordiali protozoi umani sono nati alla fine esseri umani e non animali.

Quantunque la loro forma li rendesse simili ai progenitori degli animali, la loro differenza stava nel fatto che erano dotati di uno spirito diverso, cioè di un’anima umana, di cui ancora tuttavia non erano ancora in grado di esprimere tutte le qualità.

Progresso intellettuale

Lo sviluppo degli aspetti materiali della civiltà, scienze, tecnologia, ricchezze e arti, lo definiamo progresso intellettuale, in quanto frutto dell’ingegno umano.

Il progresso intellettuale dell’uomo è testimoniato dallo sviluppo delle civiltà che si sono succedute nei secoli, le cui tracce sono reperibili sin dalle ere più remote fino alla nascita della civiltà moderna, contraddistinta dallo sviluppo scientifico e tecnologico.

Ciò che divide i sostenitori del materialismo da chi si affida ad una concezione spirituale della realtà è il giudizio riferito alle modalità di questa evoluzione.

I materialisti sostengono che la crescita della civiltà è avvenuta grazie all’uso sempre più perfezionato della capacità razionale e che l’innata capacità di distinguere tra bene e male avrebbe guidato l’uomo a elaborare principi e codici morali che sarebbero dunque frutto della sua riflessione, senza influenze esterne.

Invece i sostenitori della concezione spirituale, mentre da un lato sono convinti che la crescita collettiva sia caratterizzata da un sempre miglior uso della facoltà razionale, da un altro intravedono nella storia dell’uomo il periodico intervento di un Dio amorevole e misericordioso, che attraverso le figure di Maestri spirituali, i Suoi Messaggeri, ha guidato, ispirato e rafforzato gli uomini affermando principi morali e valori spirituali, facendo emergere quelle virtù che hanno costituito l’elemento indispensabile per il progresso intellettuale, indicandone la direzione verso condizioni e modelli di vita di qualità superiore rispetto al passato. Senza il potere spirituale conferito da questi principi morali, queste virtù sarebbero rimaste latenti e irraggiungibili per la razza umana. Esempio di questi insegnamenti morali sono i dieci comandamenti di Mosé e le ispiranti parole di Gesù del Discorso della montagna.

La coscienza umana sarebbe dunque il frutto del sapere divino, trasmesso dai Messaggeri di Dio di era in era e assimilato dagli uomini così profondamente da sembrare un patrimonio innato.

La fede nella positività e nell’”istinto d’amore” nell’uomo è dunque possibile, ma solo in quanto esso è stato plasmato per millenni dalla Rivelazione di Dio che ha permeato la cultura al punto tale che neanche un’educazione atea può rimuovere. Prova di questa influenza è l’alternanza nella storia di periodi di stasi con epoche di profonda trasformazione, caratterizzate da improvvise accelerazioni nello sviluppo della civiltà, che in genere si realizzano a seguito della apparizione ed insegnamenti di Maestri spirituali.

Però, mentre lo sviluppo intellettuale dell’umanità è causa della fioritura della civiltà, questa stessa da sola non è soddisfacente, in quanto l’uomo, è sì un essere dotato di qualità materiali e intellettuali, ma è soprattutto un essere spirituale, pertanto, benché il progresso materiale promuova scopi positivi nella vita, tuttavia, quando non guidata da valori spirituali, può perseguire fini malefici e produrre strumenti e armi per la distruzione dell’intero pianeta.

Il progresso spirituale

Dal punto di vista della progressiva acquisizione di qualità spirituali e adozione di principi morali sempre più nobili, molti materialisti sostengono paradossalmente che in questo senso il progresso sia stato irrilevante e che l’uomo è rimasto fondamentalmente uguale a se stesso nei suoi aspetti deteriori: prova ne sarebbe la persistenza di conflitti e guerre che hanno caratterizzato la storia umana fino ai nostri giorni.

A questo proposito é possibile distinguere due aspetti associati alla natura umana. Il primo riguarda i limiti invalicabili della sua condizione, la cui imperfezione ne è la caratteristica intrinseca che gli impedirà di raggiungere la perfezione in nessuna delle virtù di cui è capace. Il secondo riguarda la sua perfettibilità, rispetto alla quale i materialisti ritengono l’uomo destinato a rimanere sotto il dominio degli istinti e quindi anche dell’egoismo e dell’aggressività a causa della convinzione che la specie umana sia il semplice frutto di una selezione della specie animale; mentre i sostenitori della concezione spirituale, convinti della differenza dell’uomo rispetto all’animale a causa dell’anima immortale, vedono nello sviluppo delle sue doti lo scopo della vita umana sulla terra e in questo la perfettibilità dell’uomo.

Partendo da quest’ultima considerazione, si può dire che l’uomo grazie agli insegnamenti dei Maestri spirituali ha acquisito oggi le capacità di conoscere più a fondo le leggi spirituali dell’universo e nell’emergere da una visione puerile della realtà spirituale si sta affacciando alle soglie di un’era in cui potrà prendere in mano le redini del proprio sviluppo più completo, tanto da poter prevedere un luminoso futuro per l’umanità.

La concezione spirituale propone dunque un’idea di uomo più ampia di quella suggerita dalla concezione materialistica, per la quale l’uomo è un animale intelligente e dunque soltanto corpo e mente, mentre per essa egli è corpo, mente e anima. Considerare l’uomo sotto questo triplice aspetto significa cambiare radicalmente il modo d’intendere la vita e le sue priorità, pur senza negare il corpo e la mente e le loro necessità. Se l’uomo è corpo, mente e anima, è impossibile per lui trascurare uno di questi tre aspetti della sua natura senza subire degli squilibri che si ripercuotono nella società con disagi e infelicità.

Questo è l’effetto prodotto nell’attuale società occidentale, in cui la concezione materialistica induce le persone e le collettività a perseguire traguardi che trascurano le esigenze della propria anima e di quella altrui, nell’illusione di poter così conseguire la felicità. Ma è invece sempre più evidente che non esiste una corrispondenza univoca fra benessere materiale e vera felicità.

Un concetto spirituale di prosperità

Anche sul concetto di prosperità e di progresso i sostenitori delle due concezioni materialistica e spirituale della natura della realtà hanno idee diverse. I primi si interessano esclusivamente delle sue connotazioni economiche e per conseguirla si affidano unicamente a mezzi materiali e riforme socio-politiche.

I secondi affermano che la prosperità comprende tanto il benessere economico quanto quello spirituale e per conseguirla invocano non solo l’uso di mezzi materiali e la realizzazione di riforme socio-politiche, ma anche il rispetto di alcuni principi morali e valori spirituali.

Infine fra i due gruppi vi è un’ulteriore differenza. Secondo gli uni il benessere economico è fine a stesso, secondo gli altri è solo uno strumento per ampliare le «capacità umane» e conseguire il «benessere umano nel vero senso della parola», ossia il benessere del corpo, della mente e dell’anima. Pertanto gli uni vantano senza riserve la civiltà occidentale, che è indubbiamente caratterizzata da un notevole benessere materiale, gli altri si chiedono, se i paesi occidentali, che «non sono assurti ai più alti livelli della civiltà morale», ma accumulano terribili strumenti di distruzione e combattono sanguinose guerre, abbiano veramente il diritto di «vantare una civiltà reale e conveniente». E in effetti, agli inizi del XXI secolo, le ottimistiche promesse di benessere fatte dall’occidente non sono state mantenute. Le loro conquiste culturali restano inaccessibili a intere masse dell’umanità, il divario economico fra i vari popoli si va facendo sempre più grande. La pace internazionale non è stata realizzata e il millennio è iniziato sotto sinistri presagi. I fatti dimostrano che il perseguire il benessere materiale senza curarsi dei principi morali e dei valori spirituali è

causa di molti malanni.

Una nuova visione per le sorti dell'umanità

Uno degli aspetti più distintivi della comunità bahá'í in tutto il mondo è il modo pragmatico e consapevolmente fiducioso dei suoi membri nell’affrontare il futuro e nella creazione di un mondo pacifico e di una nuova civiltà basata su principi di giustizia, prosperità e progresso continuo.

Questa visione riflette non solo la condivisione per l’anelito storico dell’umanità per la pace e il benessere collettivo, ma anche la constatazione che l'umanità nel suo complesso ha raggiunto un nuovo livello di maturità. In effetti, i bahá'í credono che l'umanità sia sull'orlo di un salto evolutivo che porterà l'umanità verso un futuro in cui "la pace nel mondo è non solo possibile ma inevitabile". Essi sostengono che sia possibile creare una società fondata sulla cooperazione, la fiducia e sincera preoccupazione per gli altri; ritengono inoltre che un certo numero di caratteristiche salienti della comunità baha’ì caratterizzeranno l'umanità del futuro del nostro pianeta.

- La prima di queste è l'unità, la molla del futuro dell'umanità in un mondo dove l'imperativo di costruire legami di riconciliazione e di comprensione assume una maggiore urgenza.

Bahá'u'lláh ha affermato, "Così potente è la luce di unità che può illuminare il mondo intero."

- Seconda solo alla sua unità è l'universalità della comunità bahá'í, molto probabilmente

l’organizzazione più diversificata di persone sul pianeta. La sua stessa esistenza sfida teorie prevalenti sulla natura umana e le prospettive per la creazione di modelli di vita pacifica.

- Insieme all’unità ed universalità, essa dispone di un nuovo sistema di valori, necessari per lo sviluppo di una civiltà globale, secondo cui ogni membro della razza umana è considerato un pegno affidato al tutto; la prova evidente che una tale trasformazione nel comportamento morale sia possibile, si può trovare della risposta nelle comunità Bahá'í di tutto il mondo agli insegnamenti di Bahá'u'lláh.

- La pratica di un sistema decisionale collettivo capace di superare conflittualità e partigianerie, pur in uno spirito democratico, già operante all’interno della loro struttura amministrativa mondiale;

- La forte determinazione nel promuovere progetti di sviluppo socio economico, basati sulla promozione delle capacità delle stesse persone e fondata sul riconoscimento che ogni cultura e segmento dell’umanità rappresenta un patrimonio distinto da tutelare.

- Infine la capacità di saper attingere alle risorse della ragione e della fede per affrontare problemi complessi, in una perfetta integrazione del sapere scientifico e religioso.

La convinzione dei baha’ì, fonte di speranza e visione creativa del futuro, nasce dal riconoscimento ed accettazione degli insegnamenti e precetti di Baha’u’llah, guida alla portata di tutti e non di proprietà esclusiva dei suoi seguaci, i cui frutti sono visibili nella comunità baha’ì, che si propone quale modello embrionale di una futura civiltà globale.

I bahá'í in tutto il mondo provengono da tutte le tradizioni religiose: buddisti, cristiani, induisti, giainisti, ebrei, musulmani, sikh, zoroastriani, animisti, e laici. Eppure essi studiano comuni Scritti sacri, osservano un codice unificante di leggi religiose, e guardano ad un unico sistema amministrativo internazionale per una guida costante della comunità, a livello locale, nazionale e internazionale. Il loro senso di unità va oltre una teologia comune. Si esprime in un impegno continuo di un programma globale per il progresso morale, spirituale e sociale che rappresenta molti dei migliori ideali della nuova civiltà che stanno cercando di costruire.

© Riproduzione riservata

Comunicato di Avatar di Faeseh MazzaFaeseh Mazza | Pubblicato Lunedì, 06-Feb-2012 | Categoria: Arte-Cultura
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