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Giuliano giuman presenta le sue opere nel viaggio di “virus vitreum”

Musei di Villa Torlonia, Casina delle Civette

mercoledì 13 febbraio - domenica 28 aprile 2013

 

 

 E se il mondo diventasse di vetro? Come contagiato da un virus, ogni oggetto si cristallizzerebbe nella trasparenza e rifletterebbe mille bagliori…

 A questo mondo incantato rimanda il viaggio di VIRUS VITREUM, dove le opere di Giuliano Giuman superano il virtuosismo della materia e la forma dei puri oggetti, verso un nuovo linguaggio simbolico e concettuale. Un dialogo espressivo personale in cui l’artista si avvale del vetro come protagonista per realizzare contaminazioni, attraverso diversi passaggi e spesso cambiando la funzione degli oggetti, pur rimanendone sempre complice.

Antesignano della ricerca con il vetro, che lo caratterizza nel panorama internazionale da alcuni decenni, Giuman vi fa confluire i presupposti concettuali del suo lavoro, uniti a una perizia tecnica straordinaria.

 A quasi quattro anni di distanza dall’ultima mostra romana, dedicata alla sua fotografia concettuale degli anni Settanta, Giuliano Giuman torna a Roma con la mostra VIRUS VITREUM, promossa da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico - Sovrintendenza Capitolina, con il supporto organizzativo e i servizi museali di Zètema Progetto Cultura, e ospitata da mercoledì 13 febbraio a domenica 28 aprile 2013 alla Casina delle Civette di Villa Torlonia.

 La prestigiosa sede, già teatro delle sperimentazioni vetrarie di Duilio Cambellotti e oggi riferimento imprescindibile per la sua organica documentazione delle esperienze legate al vetro e alle arti applicate, rappresenta allora una cornice ideale per l’esposizione delle 23 opere, per la maggior parte inedite e legate alla stagione creativa ancora in corso di Giuman.

Così opere di grandi dimensioni, sculture e installazioni dialogano con la luce di Roma e con i colori di Villa Torlonia in un emozionante percorso, stimolando il visitatore a coglierne analogie o contrasti.

 VIRUS, dunque, come contagio, raccontato attraverso le sculture tra archetipi mitici e immaginazioni fantastiche, come la grande opera Polifemo, installata nel portico della Casina, che anticipa e introduce il viaggio alla mostra e il confronto, non solo concettuale e materico, lungo le stanze del museo.

 Con l’opera monumentale Chiodo, una vetrata di quasi due metri per uno, l’ispirazione fa omaggio a quella già esistente del Cambellotti: il disegno rigoroso e geometrico che la caratterizza è enfatizzato per contrasto dai toni accessi e morbidamente sfumati l’uno nell’altro. Simbolico è poi il dialogo tra l’opera Carovana e la Stanza dei Trifogli che la ospita, dove i simboli della rosa e della cometa, presenti nello stemma Torlonia, richiamano allegoricamente la meta del cammino e invitano a spedizioni fantastiche.

Nella Stanza delle rondini l’opera Volare senza ali riprende il tema del volo con vetri dipinti a gran fuoco, sovrapposti e tenuti dal piombo come per le vetrate storiche. Il blu e gli azzurri, colori che caratterizzano l’opera, si accostano a quelli presenti nella stanza. O ancora, con legame meno intuitivo ma altrettanto forte, nella Stanza della fata che ospita l’opera Narciso che dialoga concettualmente con la vetrata di Duilio Cambellotti.

Comunicato di Avatar di stamparomastamparoma | Pubblicato Lunedì, 08-Apr-2013 | Categoria: Arte-Cultura
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