Antica accademia diventa nuova confessione
Da qualche anno è tornata in auge un’organizzazione denominata “dei filomati”, prima come Associazione Filomati, poi come Philomates Association. Al contrario di ciò che viene riportato sui media, essa è una fitta rete di aderenze, sia italiane che estere, racchiuse sotto l’alveo del numero aureo. Essa ha la particolarità di essere universale e onnicomprensiva, al contrario delle accademie senesi o di Lucca, ma anche di Parigi che, anche oggi, sono cittadine.
L’organizzazione si presenta “ingenuamente” come associazione culturale, organizzando mostre, dibattiti, conferenze e pubblicazioni di libri.
Peccato però che essa, non politica e non confessionale per comodo, si ispiri alla “filomazia”. Che cosè?
La filomazia in realtà non esiste o, meglio, è una conseguenza dottrinale assunta dalla storia dei filomati e da ciò che loro hanno scritto nel corso dei secoli.
Essa utilizza 5 punti principali, ti tipo filosofico e scientifico, tutti ispirati al simbolo numerico dello pi, caro sia ai pitagorici che ai moderni filosofi della matematica: il numero dell’onnicomprensione cosmica. E proprio per sottolineare questa onnicomprensione, il simbolo dei filomati è una phi greca con due rami di alloro intrecciati.
Vi sono altri fattori rilevanti che smaschererebbero la mera culturalità dell’ente in questione: essa non iniziata come una istituzione associativa locale, ma oggi è un progetto di governo sofisticato, una sorta di esercizio di propaganda utilizzato per riunire tutte quelle organizzazioni satellite che la nostra epoca ha frastagliato. La sua gerarchia, la sua gnosi nascosta a metodo di lavoro, il suo apparire come una cellula che fagocita ciò che trova, ne è la prova. I suoi stessi ordinamenti (atto costitutivo, statuto e regolamento interno) sono detti, si legge, “magisterium”. Il regolamento interno è chiamato “ordonation”, fatto passare per “ordinamento” ma che invece potrebbe sembrare “ordo-nation”. Capite?
La figura di cui i filomati fanno più sfoggio è Ipazia d’Alessandria, arrogandosela come fondatrice quando al massimo sarebbe una ispiratrice. Ma essa non fondò mai l’associazione, e fu una ispiratrice dei filomati cinquecenteschi. Insomma, pare una organizzazione in via mediana tra l’impero romano e la chiesa cattolica, solo con l’impianto scientifico.
Martina Ricciardi.
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