Si scrive COACHING, si legge “ PRENDERSI CURA DI SE”
Ogni giorno di più si legge, si vede e si sente parlare di coaching e di coach.
Ma perché questo metodo di sviluppo e formazione che serve ad individuare le potenzialità della persona, ad allenarle, valorizzarle ed a trasformarle in attività sta avendo tanto successo?
Molto probabilmente perché in un momento storico dove erroneamente si da enorme valore a ciò che vale poco, il coaching umanistico si dissocia e ci ricorda che il valore per eccellenza è quello che ridona all’individuo la volontà e l’impegno a prendersi cura di sé. Senza alcuna limitazione qualunque sia l’età, momento di vita, ruolo sociale, professione o livello di reddito. Perché la nostra storia è un patrimonio prezioso anche quando va male.
O forse perché parte da un preciso concetto umanistico e cioè che ogni individuo è degno di amore, fiducia e felicità.
O non ultimo, perché è ora che si smetta di farci notare sempre i nostri “deficit” e ci si aiuti a valorizzare i nostri “plus”.
Ed è senz’altro grazie a questa concezione che anche se il coaching nasce come tecnica per incrementare la performance sportiva (il coach è l’allenatore) si trasferisce velocemente al mondo aziendale (diventando uno strumento strategico per migliorare la produttività ed il rapporto con il mercato) e da qui al singolo individuo.
Il coaching, che si concretizza in una serie di incontri, si basa sulla collaborazione e l’alleanza tra coach e cliente. Ed è una collaborazione orientata ai risultati. Piace e convince perché il coach umanistico è un essere umano (anche se qualificato ad esercitare la professione dopo un percorso formativo altamente professionale). Perché è una persona che accoglie, ascolta e si unisce a chi richiede il suo intervento. Perché non è un terapeuta, perché non impartisce “lezioni di vita”. Perché ascolta per capire e non per giudicare. Perché è’ una risorsa che non si sostituisce ma per il contrario aiuta a rafforzare le potenzialità. Perché non si diventa mai “coach dipendenti”.
Attualmente un numero non quantificabile di persone si rivolge spontaneamente ad un personal coach umanistico. Ci dice che lo fa per “vederci meglio” ed “agire meglio”. Per affrontare e rispettare gli impegni presi. Perché riconosce di essersi bloccato davanti ad un ostacolo (un esame, una decisione di vita o imprenditoriale, la tesi di laurea) ma desidera fortemente superarlo. Perché vuole semplicemente dedicare più tempo e più attenzione alla propria realizzazione come persona.
E si scopre che le persone si rivolgono ad un coach nei più svariati momenti del proprio percorso di vita: nella scelta della facoltà universitaria, nell’orientamento professionale, per affrontare momenti particolarmente complessi nel lavoro o nelle relazioni affettive. Per migliorare il dialogo figli e genitori, per ottimizzare i rapporti all’interno di associazioni e nel mondo del volontariato.
Oggi anche in Abruzzo, ci si può rivolgere ad un coach. L’Associazione Italiana Coach Professionisti (AICP) ha aperto a L’Aquila il Coaching Club Abruzzo (espressione territoriale dell'associazione) che organizza direttamente o su richiesta di istituzioni ed associazioni conferenze anche a titolo gratuito. Il Coaching Club Abruzzo, opera su tutto il territorio abruzzese.
Per approfondimenti ed informazioni:
http://www.associazionecoach.com/coaching-club-abruzzo.html
oppure conttattare direttamente:Francesca Cossato coach@francescacossato.it +39 347 30 39 141, Desirèe Diaz Splendiani dds@puntocoaching.it +39 345 59 49 378
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